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Mi risulta abbastanza
difficile,anche perché, nel campo della fantasia, è
complesso cercare una logica razionale o motivazioni
specifiche, ma piuttosto sensazioni, emozioni, nonché il
senso del gioco che spinge ad osservare e poi costruire
immagini e segni.
Tuttavia la parte razionale mi ha portato a riflettere sulla
fiaba di Pinocchio e sulle implicazioni che essa ha avuto
nella cultura, nella società e, più in generale, nei mass
media.
La traduzione in opere scaturisce dalla riflessione sul
mondo collodiano. In primo luogo sulla unicità di un padre
(Geppetto) che “genera” un figlio (Pinocchio) e il loro
intenso e forte rapporto, nonché sulla presenza solo
marginale della donna (fatina), molto rara nelle fiabe,
infine sulla ricerca di un mondo avulso dal
dovere,costellato di disavventure e pentimenti tipici dei
bambini creduloni, dove la tanto sbandierata bugia è del
tutto secondaria.
Tutto ciò è sublimato da personaggi fantastici in
cui s'intreccia l'umanizzazione della natura e degli
animali, al di là della volontà “moralistica” dell'opera. La
mia attenzione si è posta, in particolare, sulle
implicazione che questa fiaba ha avuto nella letteratura
infantile e non, attraverso i numerosi testi , integrali e
sintetici, pubblicati in tutte le lingue, nell'arte, dove
grandi disegnatori e artisti si sono cimentati
nell'illustrare Pinocchio, nonché nel cinema, la televisione
eil teatro. Infine, aspetto ancora più sorprendente, la
produzione di gadget,marionette, giochini e una varietà di
oggetti di diverse dimensioni materiali e forme, testimonia
il successo e l'amore per un personaggio fantastico
diventato un'icona della bugia, che tra l'altro è spesso
richiamato in politica e nel costume. E ' su quest'ultima
parte che sono stato particolarmente stimolato, perché
Pinocchio ha coinvolto non solo gli operatori del Kitch e
dell'oggettistica, attraverso interpretazioni “impossibili”,
“improbabili” , “impensabili”, tra il serio e il grottesco,
ma anche studiosi, artisti e artigiani di qualità.
Correva l'anno 1985 quando realizzai a Ischia (Piedimonte di
Barano) un giardino pubblico dedicato a Pinocchio, pensando
di offrire un'area destinata alla fantasia dei bambini della
vicina scuola e della piccola comunità di Piedimonte. Così
iniziò la mia avventura nel mondo collodiano coinvolgendo lo
scultore Antonio Borrelli nella realizzazione di una
scultura di bronzo di “Pinocchio” nel giardino (purtroppo
quest'ultimo è stato sostituito da una volgare statua in
vetroresina di Padre Pio). Successivamente ho iniziato a
collezionare libri e gadget dedicati a Pinocchio, per cui ho
accumulato dopo tanti anni una tale quantità di oggetti da
pormi il problema della loro conservazione e visibilità. La
mostra fiorentina di Joseph Cornell (1903/1972), artista
americano, mi colpì per la tridimensionalità dei quadri e
l'assemblaggio di disegni e oggetti in scatole - pertanto,
assemblare scritti, disegni e oggetti di Pinocchio, poteva
essere una via per nobilitare questa molteplice produzione “pinocchiofila”.
In sostanza mi sarei collocato, sia pur con ritardo, in
quella corrente artistica chiamata “Assemblage art” che
associa segni e oggetti, molto diffusa negli anni '50, che
fu celebrata dalla mostra “The art of Assemblage” al Museo
d'Arte Moderna di New York nel 1961 in cui furono esposte
opere di Braque, .........
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